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PIANTE SPONTANEE COMMESTIBILI

Dott. Agr. Rocco Mariani

 

In passato la dieta quotidiana era fondata principalmente sul consumo di prodotti vegetali che spesso diventava un modo per sopravvivere in mancanza di cibo e delle scarse risorse alimentari disponibili. Molte erbe, infatti, diventavano buoni alimenti durante le carestie solo perché in grado di risolvere il problema della “fame”.L'uso alimentare di erbe spontanee risale a tempi molto antichi e di questo se ne ha testimonianza nei passi di diversi Libri della Sacra Bibbia.

Le grandi civiltà del passato attraverso le erbe spontanee ricavavano cibo necessario al loro nutrimento e sostanze utili alla cura del corpo; tali piante possono essere considerate un dono della Natura che offre  all’uomo bontà vegetali senza bisogno di coltivarle.

Antichi medici, farmacisti e botanici come Teofrasto, Plinio, Dioscoride, Galeno, nei libri che hanno scritto ci hanno tramandato importanti informazioni in merito a tante specie di erbe e l’importanza che queste assumevano nella vita quotidiana.La raccolta di erbe e di altri tipi di alimenti rappresentava un impegno quotidiano dei poveri, che non disponevano di terre, non avevano provviste né riserve e per i quali la stessa sopravvivenza dipendeva esclusivamente dall’andamento dei “raccolti” che erano soggetti a varie avversità.

Anche in periodi di minori ristrettezze alimentari, le erbe spontanee servivano per arricchire la dieta costituita quasi esclusivamente da farinacei.

Nel 1918 Oreste Mattirolo rese noto uno studio sulla “Phytoalimurgia Pedemontana”, coniando il termine fitoalimurgia, ossia il censimento delle specie vegetali alimentari della flora spontanea utilizzabili in caso di necessità.

Negli ultimi anni si è assistito ad un crescente e vivo interesse per la ricerca ed il consumo delle erbe spontanee. Erbe raccolte durante le passeggiate in campagna, al mare, nei boschi o nelle aree incolte che una volta gustate lasciano un piacevole ricordo.

La loro conoscenza e il loro impiego è purtroppo ancora molto spesso patrimonio di poche persone, che custodiscono le ricette più valide tramandandole oralmente di generazione in generazione.

Nei secoli passati attorno alle piante spontanee si è creato un vasto ed affascinante patrimonio culturale, fatto di proverbi,  modi di dire, credenze popolari, riti religiosi e magici, aneddoti, storie e fiabe che giunto fino ai giorni nostri può ancora incantare e meravigliare; si sono sviluppati gli etimi locali, i giochi di strada ed è nato il folklore; si è avviata inoltre un’intensa attività artigianale di produzione di prodotti alimentari, cosmetici, erboristici e di liquori.

Contenuto di fitonutrienti

Il diffondersi della cultura naturalista ha incrementato l’uso di alimenti sani e genuini favorendo una dieta diversificata. Inoltre, l’accresciuta coscienza alimentare della popolazione, ha spinto molti a ricercare tutti quei cibi ricchi di nutrienti e contenenti sostanze antiossidanti con azioni e proprietà preventive e protettive nei confronti di molte malattie tra cui quelle tumorali.

Gli antiossidanti presenti in molte specie vegetali spontanee comprendono i fenoli, i flavonoidi, i carotenoidi, la vitamina C e la Vitamina E, e tanti altri “phytochemicals” come vengono oggigiorno riconosciuti dalla scienza alimentare. Inoltre, le specie spontanee mostrano un bassissimo livello di lipidi, non contengono colesterolo e un livello di proteine che in alcune specie di Chenopodio, Amaranto, Urtica e Malva varia dai 4 ai 6g per 100g di prodotto fresco. Interessanti sono i risultati degli studi fitochimici e l’analisi dei principali costituenti chimici ad attività biologica estratti dalla specie spontanee. Lo studio dei metaboliti secondari, seppur presenti in piccolissime quantità, sono importantissimi in quanto contribuiscono al mantenimento di un equilibrio biologico armonioso del corpo ed aiutano l’organismo a difendersi da diverse patologie come, ad esempio, le malattie a carico del sistema cardiovascolare.

I metaboliti secondari presentano una vasta gamma di proprietà chimiche, fisiche e biochimiche. I principi attivi possono essere rappresentati da costituenti cellulari primari (proteine, lipidi, polisaccaridi), da metaboliti intermedi (acidi organici) o da costituenti cellulari secondari (alcaloidi, glicosidi, flavonoidi, saponine, tannini, essenze). Quest’ultimo gruppo comprende i principi attivi più interessanti da un punto di vista farmacologico.

Infine, per una più facile e rapida comprensione del valore nutritivo delle erbe, si è ritenuto opportuno riportare in grafico per un importante nutriente, l’acido L-ascorbico, le prime cinque specie (spontanee e ortive) tra quelle che mostrano i valori più elevati e che vengono maggiormente utilizzate. Accanto alle specie spontanee sono indicati i valori delle specie ortive per un immediato confronto.

In riferimento all’acido L-ascorbico (vitamina C), le specie spontanee considerate, in media, possiedono circa 50mg/100g di peso fresco (p.f.) in più delle ortive.

Si fa presente che una stessa specie può mostrare valori analitici diversi da quelli riportati in grafico in funzione soprattutto dell’ambiente pedoclimatico, dell’età e dell’organo della pianta prelevato.

 

CISTITI ACUTE

di Rossana Clemente

 

La cistite e’ una infiammazione della parete che riveste internamente la vescica. E’ causata da batteri intestinali quali Escherichia Coli,Proteus,Klebsiella,Enterococcus che colonizzano la vagina e che giungono alla vescica risalendo l’uretra che e’ il condotto da cui fuoriesce l’urina.E’ causata anche da virus e miceti. Puo’ essere provocata da intolleranza alimentare,ipersensibilita’ a prodotti chimici,eccessiva stimolazione durante i rapporti sessuali ,alterazione della flora intestinale,uso di catetere e pantaloni eccessivamente stretti,terapia antibiotica,affaticamento fisico e psichico,collera ,delusione,intensa emozione.

       In genere avviene inavvertitamente quando si lavono e si asciugano le parti intime.La cistite acuta e’ accompagnata in genere da dolori brucianti e dallo stimolo frequente a urinare ma si possono presentare diversi sintomi quali:

pollachiura in cui la minzione e’ accompagnata da bruciore e i dolori si irradiano a livello lombare. Disuria in cui la difficolta’ di minzione e’ accompagnata da bruciore. Piuria in cui la minzione e’ accompagnata da ematuria con filamenti e pus, brividi e freddo.

       Nella cistite cronica i sintomi sono attenuati ed e’ un quadro che puo’ evolversi in una fibrosi della parete vescicale.

Per prevenire la cistite ,occorre idratarsi per diluire la carica batterica vescicale in modo da evitare la moltiplicazione batterica e allontanare cosi’ un buon numero di batteri.Bere almeno 3 litri di acqua al di’ povera di sodio che trattiene liquidi.Regolarizzare le funzioni intestinali e contrastare l’alterazione della flora batterica.Sono indicati alimenti che facilitano la depurazione dell’organismo,l’acidificazione delle urine,la regolazione della fuzionalita’intestinale;l’equilibrio della flora batterica ed anche l’aumento delle difese dell’organismo.

      Gli alimenti consigliati  sono: aglio,cipolla,lievito di birra,mirtillo,orzo,porro,timo,uva.

       L’assunzione di caffe’,bevande zuccherine,cibi ricchi di spezie,alimenti salati e piccanti, puo’ favorire l’irritazione delle mucose e causare una ridotta eliminazione di liquidi peggiorando i disturbi della cistite.Il succo di mirtillo puro o diluito in acqua da bere due o tre volte al giorno si e’ rilevato utile per acidificare le urine e bloccare cosi’ lo sviluppo della flora batterica patogena dei germi in causa.Si possono preparare infusi di bacche di mirtillo, infusi e decotti di mirtillo secco da assumere al mattino al digiuno.Gli infusi e decotti,oltre ad aumentare la quantita’ dei liquidi, apportano sostanze ad azione medicamentosa .

       Le piante piu’adatte per il loro contenuto di principi attivi che agiscono sull’apparato urinario,  decongestionandolo, stimolando la diuresi e disinfettandolo sono: la malva, gramigna, betulla e uva ursina. Per la cistite puo’ essere utile un decotto a base di Betulla, Equiseto, Sambuco Nero, Uva Ursina che hanno proprieta’disifettanti urinaria, diuretica, antisettica, depurativa.

Preparazione: 50gr di foglie secche,30gr di pianta intera secca di equiseto,40gr di corteccia secca di sambuco,30gr di foglie secche di uva ursina. Un cucchiaio in ¼ di acqua, far bollire 3minuti,filtrare e bere mattina e sera. Si consiglia di unire il succo di betulla(azione antisettica e depurativa) nella dose di 3 cucchiai al giorno ¼ ora prima dei pasti con due dita di acqua o altra bevanda. Una cura massima di tre mesi con appropriato utilizzo di alimenti sopraindicati potra’ trovare giovamento.

Nel caso in cui le urine sono torbide e maleodoranti si utilizza Eucalipto OE: 1°2 gocce su zolletta di zucchero una volta al dì.

Se vi e’ dolore alla minzionesi utilizza Sandalo OE 1°2 gocce su zolletta di zucchero due volte al dì.

UVA URSINA TM: 30 gocce in acqua 2 volte al dì quando c’e’ difficolta’ad emettere urina.

PILOSELLA TM: 30 gocce in acqua per due volte al dì in presenza di dolore acuto.

VERGA D’ORO TM : 30 gocce in acqua per due volte al dì in presenza

di sangue nelle urine.

I rimedi omeopatici che possono essere utilizzati sono:

CANTHARIS VESICATORIA (mosca spagnola): e’ un insetto di colore verde metallizzato con riflessi dorati che vive nell’Europa del Sud. Bisogno urgente di urinare con dolore insopportabile che si irradia alle vie urinarie escretrici. Difficolta’ alla minzione con bruciore e dolore che non scompaiono ne’ durante e ne’ dopo la minzione. E’presente sangue nelle urine che possono apparire torbide. Peggiora alla palpazione e urinando e migliora stando coricati e con il calore e le applicazioni calde.

      Dose 5 granuli 5CH-7CH 3 volte al di’

 FORMICA RUFA (formica  rossa): il cui principale costituente e l’acido formico. Nelle cistiti croniche e ripetute causate da colibacilli in cui le urine sono torbide e maleodoranti. Indicato in soggetti affetti da iperuricemia. Dose 5 granuli  7CH 3 volte al dì.

MERCURIUS CORROSIVUS (bicloruro di mercurio) nelle cistiti iperacute. Le urine escono a gocce con dolori brucianti , cocenti e intensi poco abbondanti e sanguinolente  con peggioramento notturno e al minimo contatto. Dose: 5 granuli 5CH 3 volte al dì.

STAPHISAGRIA ( erba dei pidocchi). E’ un erba biennale delle regioni mediterranee che cresce nei luoghi aridi. E’ indicato nelle cistiti con stimoli frequenti alla minzione e con scarsa emissione di urina .Bruciore uretrale tra una minzione e l’altra che cessa durante la minzione stessa con ipersensibilita’ fisica e psichica e sensazione di estrema spossatezza che peggiora al risveglio e con il minimo contatto con le parti malate. Dose: 5 granuli 7CH-8CH   2 volte al di, piu’ o meno spesso a secondo le acuzie dei sintomi.

APIS MELLIFICA ( ape).Nelle nefriti acute ed edematose e nelle cistiti con minzioni caratterizzate da dolori pungenti e brucianti con crisi violente a rapida insorgenza che peggiora con il caldo e con il tocco leggero e migliora con il freddo.

      Dose: 5 granuli 15CH ogni 10-15 minuti nei casi acuti

                 5 granuli 15CH da 2 a 4 assunzioni nelle 24 ore nei casi 

                subacuti e cronici.

CAUSTICUM: sostanza chimica ottenuta da una miscela di calce spenta e bisolfato di potassio.In tutti casi di cistite con sensazione di piaga aperta e di bruciore e debolezza generale. Il paziente e’ molto sensibile al freddo,puo’ avere una fuoriscita di urina specialmente a seguito a sforzi , starnuti; e’ anche utile nella incontinenza urinaria che puo’verificarsi dopo il parto.

Peggiora con il freddo e migliora con il caldo.Dose:5 gr. 15CH da 1-3 v.al dì.

PASSIFLORA EFFICACE CONTRO ANSIA E DISTURBI DEL SONNO

Dott.ssa Silvia Cocci Grifoni 

 

I disturbi d'ansia ed i disordini del sonno vengono abitualmente trattati con benzodiazepine o analoghi farmaci psicotropi con rischi di dipendenza, sindrome da astinenza e sensibili ripercussioni sulla sfera cognitiva. Uno studio aperto-osservazionale pubblicato da Marie-France Bordet et al. su Homeopathy documenta l'efficacia di un complesso (PC) a base di Passiflora ed altri rimedi omeopatici (Passiflora incarnata 3DH, Ignatia amara 4CH, Coffea cruda 5CH, Nyckterinia 4CH, Tellurium metallicum 5CH, Phosphoricum acidum 7CH, Palladium metallicum 5CH e Magnesium metallicum 5CH) nel trattamento di tali problematiche.

Sono stati arruolati 639 pazienti affetti da ansia e disordini del sonno; i disturbi sono stati valutati mediante somministrazione di specifiche scale valutative (Hamilton Anxiety Rating Scale, STAI Spielberg self-assessment questionairre, Jenkins sleep scale) prima e dopo il trattamento farmacologico. Il 62,7% dei pazienti è stato trattato unicamente con il complesso ed il 26,1% con il complesso integrato con farmaci psicotropi. Nel primo gruppo prevalevano pazienti con ansia lieve-moderata, mentre nel secondo gruppo vi era una maggior prevalenza di ansia di grado severo. Il re-test effettuato dopo quattro settimane di terapia ha evidenziato un significativo miglioramento dei punteggi alle scale di valutazione per i pazienti trattati unicamente c on il complesso omeopatico. Appare quindi chiaro che la terapia omeopatica costituita dall'insieme dei rimedi omeopatici possa essere considerata una valida alternativa, se non una prima scelta, nell'approccio dei disturbi d'ansia e delle problematiche ad essa correlate.

 

GINGER E CHEMIOTERAPIA

Complementary Therapies in Medicine Available online 21 April 2015.

In questa pubblicazione si dimostra l'efficacia dell'inalazione dell'olio essenziale di Zingiber officinalis nel trattamento della nausea e vomito post chemioterapia in pazienti affetti da cancro della mammella.

Il trial seppure, come asseriscono gli stessi Autori, non dimostri un'attività persistente di questo tipo di aromaterapia sugli effetti collaterali della chemioterapia, tuttavia risulta efficace nel ridurre i sintomi prendendo come riferimento il global health status. Dati i bassi costi e la sostanziale mancanza di effetti collaterali riteniamo che sia un approccio molto interessante per la risoluzione di queste problematiche cliniche.

 

OMEOPATIA: PRODOTTI SICURI E RICHIESTE ANOMALE

Riceviamo da 'Omeoimprese' e volentieri pubblichiamo

Gentile Vice Direttore, l'articolo pubblicato in data 24 febbraio 2014, dal titolo "Farmaci omeopatici troppo cari, il Tar interviene e riabbassa i prezzi" a firma di Margherita De Bac, contiene delle inesattezze che vorremmo, come Omeoimprese, l'Associazione delle Aziende Omeopatiche e Antroposofiche Italiane, precisare. Omeoimprese rivendica la necessità di avere regole certe nell'interpretazione dei documenti necessari per la stesura dei dossier; regole che rispettino le peculiarità del settore, come previsto dalla legge europea.

 A tal proposito Omeoimprese, ma non solo, ha richiesto di organizzare tavoli di confronto fra le aziende produttrici e distribut rici e AIFA per la definizione nel dettaglio delle procedure di rinnovo previste dalla L. 189/2012, ovvero la definizione dei requisiti dei dossier tecnici richiesti per i medicinali omeopatici e antroposofici, ponendo particolare attenzione alla specificità del settore.

Nostre richieste che hanno sempre ricevuto rifiuti. Il ricorso sulle tariffe di registrazione che sono state aumentate esageratamente, si inserisce in questo contesto, e la nostra vittoria, ha poi posticipato la presentazione degli stessi e attendiamo la riscrittura delle stesse tariffe per la loro presentazione.

Sono le tariffe ad essere care non i prezzi dei medicinali, come erroneamente il titolo induce a credere. La seconda precisazione, ancora più importante a nostro avviso, è relativo al tema delle materie prime dove nell'articolo si arriva a insinuare, utilizzando un documento AIFA (a noi sconosciuto), che i medicinali omeopatici e antroposofici non vengono prodotti secondo crite ri di qualità e che potrebbero mettere a repentaglio la salute di donne in gravidanza e bambini.

Siamo i primi a voler garantire la qualità della produzione tenuto conto del fatto, non secondario, che i nostri prodotti sono in uso in Italia da oltre 30 anni senza aver mai evidenziato reazioni avverse severe.

Inoltre facciamo presente che i nostri laboratori di produzione sono ispezionati regolarmente da AIFA stessa.

La verità, mi permetta di evidenziare questo passaggio fondamentale a nostro avviso, è che in Francia e Germania, ad esempio, si è stabilito un dialogo costruttivo tra Agenzia del farmaco nazionale e aziende produttrici, dialogo che in Italia (terzo mercato europeo per volumi) manca, non certo per nostra volontà.

Per concludere ci auguriamo che la riconferma dell On. Beatrice Lorenzin al Ministero della Salute ci permetta di proseguire la strada per raggiungere una rapida soluzione dell'anomalia italiana che caratterizza il m ercato di medicine alternative; situazione che si trascina ormai dal 1995.

Il Ministro ha la possibilità, con il suo autorevole intervento, di raggiungere una soluzione concreta, sapendo che potrà contare sull'appoggio di numerose forze in Parlamento e avere la riconoscenza di milioni di cittadini italiani che utilizzano queste medicine.

 

OMEOPATIA E ONCOLOGIA ALL'UNIVERSITA' DI VIENNA

Dott.ssa Tiziana Di Giampietro

Data In Europa, a differenza degli Stati Uniti, l'omeopatia è una delle terapie complementari più comuni e utilizzate nel trattamento del cancro, con una incidenza pari al 12-24% dei pazienti oncologici , soprattutto grazie a studi che ne hanno documentato l'efficacia nelle reazioni avverse alla chemio-radioterapia.

L'integrazione di medicinali omeopatici nel trattamento dei pazienti oncologici sembra inoltre migliorare la qualità della vita e la durata della sopravvivenza, secondo i risultati di una ricerca condotta da Michael Frass su 538 pazienti che si erano presentati per un trattamento omeopatico presso il centro studi del reparto oncologico di Vienna.

Lo studio retrospettivo riporta dati incoraggianti al punto da suggerirne la convalida con ulteriori studi randomizzati e controllati.

La qualità della vita, l'adesione al trattamento e la scelta del tipo di medicinale, sembrano essere fattori che influenzano positivamente la sopravvivenza dei malati di cancro. Sebbene i risultati dello studio siano incoraggianti, i ricercatori ne riconoscono i limiti:

- il basso numero di pazienti arruolati;

- il fatto che provengano tutti da un solo ospedale; che non sia possibile correlare l'efficacia di ciascun trattamento omeopatico ad una specifica forma tumorale;

- che le caratteristiche, le percezioni, le speranze e le idee dei malati di cancro che scelgono la cura omeopatica hanno probabilmente contribuito al risultato finale, anche se non sono stati riportati.

A parte questi aspetti il merito dello studio retrospettivo è stato d'avere fornito una panoramica terapeutica di sette tipi di cancro (glioblastoma, tumore del polmone, tumore colangiocellulare, carcinoma del pancreas, sarcoma metastatizzato, carcinoma a cellule renali) e di aver mostrato che esiste una correlazione positiva, nei pazienti in trattamento integrato, tra il numero delle consultazioni omeopatiche e la durata e la qualità della vita, nonostante i pazienti che avevano fatto ricorso alle Medicine Complementari si trovassero in condizioni cliniche peggiori rispetto ai pazienti che avevano scelto di curarsi con la sola medicina convenzionale.

 Compl. Ther. Med, 2014,

 

 

RICERCA SI, RICERCA NO: GLI OMEOPATI RISPONDONO ALLE CRITICHE

Data l'attualità dell'argomento torna utile rispolverare un articolo del 2008 di Lionel R. Milgrom, dell'Homeopathy Research Institute, in risposta alle critiche mosse all'omeopatia da Philippe Leick, accuse scritte su riviste scientifiche a proposito della memoria dell'acqua. Secondo Leick nessuno studio clinico randomizzato in doppio cieco (DBRCT) ha dimostrato che l'omeopatia è efficace e che effetti specifici provocati da sostanze diluite al di là del limite di Avogadro non sono possibili.

Questo non è vero - ribatte Milgrom - poiché ora ci sono molti studi documentati che dimostrano l'efficacia dell'omeopatia nei confronti del placebo.

Non solo: ci sono anche dati sperimentali che documentano come alte diluizioni di istamina, preparate secondo il metodo omeopatico, influenzino la degranulazione dei basofili.

E ci sono anche studi di ricerca di alta qualità replicati in vivo sugli animali che attestano gli effetti dei medicinali omeopatici ad alta diluizione.

Leick non menziona nessuno di questi studi, ma riprende la solita metanalisi apparsa sul Lancet che sembra dimostrare come l'omeopatia non sia migliore del placebo: questo nonostante l'evidenziazione dei gravi errori metodologici commessi. Leick, inoltre, sostiene che l'omeopatia deve interagire e imparare dal recente diffondersi di vaste conoscenze scientifiche.

Milgrom, da parte sua, ritiene giusto l'invito di Leick affinché i sostenitori dell'omeopatia portino contributi scientifici, tuttavia una cosa è avviare un dibattito aperto, un'altra è favorire il cinismo e il disprezzo riportato da alcuni blog contrari all'omeopatia.

Leick è criticato anche sul fatto che ignora la ricerca operata dall'omeopatia clinica, in grado di dimostrare chiaramente l'efficacia dei rimedi omeopatici nei confronti del placebo e le notevoli differenze tra soluzioni potenziate oltre il limite di Avogadro e la semplice acqua.

Contro l'adesione fondamentalista di Leick al DBRCT, adottato come unico modo per dimostrare l'efficacia di qualsiasi terapia, viene riportato l'esempio di un recente studio di agopuntura, dove il gruppo di controllo, cioè quello non trattato con gli aghi, mostrava una efficacia doppia nei confronti dei risultati ottenuti dalla medicina convenzionale.

Quindi, se il DBRCT è sempre valido, si deve giungere alla conclusione che la medicina convenzionale sia meno efficace di un placebo di agopuntura? 

Inoltre il DBRCT - prosegue Milgrom - non è un buon modo per misurare la sicurezza e recenti studi hanno stabilito che 2-3 milioni di persone, nel Regno Unito hanno subito danni (compresi i decessi) nel 2006 in seguito ad interventi di medicina convenzionale, cioè il 4,5% della popolazione.

Infine, Milgrom accusa di completa ignoranza Leick, reo di averlo diffamato di incapacità di comprendere la fisica quantistica e che l'applicazione generalizzata della teoria quantistica all'omeopatia, sempre secondo Leick "non è scienza, ma puro atto di retorica", mentre per Milgrom l'antagonista ha enunciato concetti di teoria quantistica con errori ortografici tipografici e con interpretazioni che "sarebbero la vergogna di un studente di fisica al secondo anno".Insomma, una bella zuffa tra studiosi.

LA PLUMBEMIA E STUDIO CON PREPARATI OMEOPATICI

Dott. Francesco Macrì

 

L'ambiente globalmente inteso è fonte continua di inquinamento per gli esseri viventi. In particolare le intossicazioni da metalli pesanti (piombo, mercurio, rame, etc.) viene spesso chiamata in causa nel determinismo di varie patologie: l'intossicazione da mercurio è stata collegata all'insorgenza di autismo in bambini vaccinati con preparati contenenti sali di mercurio (Thiomersal), mentre l'intossicazione da Piombo è stata collegata a vari quadri clinici, di tipo ematologico, gastrointestinale, cardiovascolare, muscoloscheletrico, renale, neurologico e del sistema riproduttivo. Sicuramente un modello utile per lo studio della intossicazione da piombo è rappresentato dalla esposizione professionale che simula, nella pratica, la sperimentazione patogenetica omeopatica, consentendo anche di valutare l'entità della esposizione con la determinazione dei livelli serici di plumbemia: si considera che i livelli di plumbemia minimi al di sopra dei quali possono iniziare sintomi che sono progressivamente di maggior intensità in base all'incremento siano 15 mcg/lt.

Il gruppo brasiliano di Roberto Queiroz Padilha ha valutato 131 lavoratori, selezionato in un gruppo più ampio di 900, con vari gradi di esposizione al piombo; i criteri di selezione sono stati soprattutto dovuti alla verifica di un adeguato stato di salute e ad una regolare presenza nel po sto di lavoro ma, tra essi, anche una plumbemia al di sotto dei valori massimi consentiti di 60 mcg/lt.

I 131 operai sono stati randomizzati in due gruppi, attivo e placebo, di 66 e 65 soggetti rispettivamente.

Il protocollo ha previsto la somministrazione del farmaco omeopatico, Plumbum 15CH, o del placebo due volte al dì per un mese.

I livelli serici di plumbemia sono stati misurati in spettroscopia ed è stata considerata significativa, a seguito della terapia, una loro riduzione almeno del 25%.

I risultati hanno mostrato che la percentuale di pazienti che mostra un miglioramento non è differente nei due gruppi (20,3% nel gruppo attivo, 21% nel gruppo placebo), con un Relative Risk (RR) di 0,95.

Nessuna differenza anche per l'ITT (Intention To Treat): 18.2% nel gruppo attivo, 20.0% nel gruppo placebo. In conclusione l'uso di piombo in dinamizzazione 15CH non ha consentito di ridurre in modo significativo i livelli di plumbemia nei soggetti studiati.

APPROCCIO INTEGRATO IN GASTROENTEROLOGIA

Dott.ssa Tiziana Di Giampietro

 

Il sistema gastrointestinale non è, come a lungo considerato, solo un apparato deputato alla digestione degli elementi nutritivi necessari al metabolismo umano; in realtà molte altre attività biologiche e chimiche avvengono sulla mucosa, che ne fanno il "cervello enterico dell'immunità".

L'integrità delle giunzioni tra le ce llule della mucosa intestinale è selettiva all'ingresso massivo di macromolecole ("leaky gut syndrome") che le cellule dei sinusoidi epatici non riuscirebbero ad eliminare.

Sui 400 metri quadrati di superficie dei suoi villi distesi, la più ampia che sia esposta al contatto con elementi esterni, l'intestino pone la frontiera a sostanze dannose che, introdotte con la dieta, possono innescare processi immunologici all'origine di patologie acute e funzionali, inizialmente disreattive e allergiche, ma che con il tempo e con la "tolleranza", si trasformano in malattie croniche e lesionali: neuropsicologiche, autoimmunitarie e cancerose.

Riconsiderare la malattia in una visione "integrata" può fornire altre angolazioni diagnostiche, i cui obiettivi riescano a superare il confine delle malattie gastroenterologiche, per abbracciare olisticamente l'intero organismo in modo preventivo e curativo di quelle patologie che sembravano etiologicamente distinte e che sono inve ce legate da fili spesso non ancora visibili (come, ad esempio, la celiachia e il diabete).

Quale il valore aggiunto dell'omeopatia in un contesto di Medicina Integrata?

L'azione del medicinale omeopatico si esplica sia sul riequilibrio del terreno diatesico, costituzionale o tipologico del paziente, sia sulla sintomatologica fisica dello spasmo e della flogosi intestinale; l'azione psichica della sfera dell'emotività (Ignatia amara) o dell'irritabilità (Nux vomica) permettono di limitare l'uso dei farmaci convenzionali ai casi strettamente necessari, evitando gli importanti effetti collaterali dei farmaci di sintesi.

L'OMEOPATIA E' EFFICACE NELLA SINDROME PREMESTRUALE

Dott.ssa Simonetta Bernardini

Il gruppo di Karine Danno ha pubblicato su Homeopathy uno studio prospettico osservazionale riferito ad una casistica di 23 donne tra i 19 e i 56 anni (età media 40 anni) seguite da sette medici, ginecologi o medici di famiglia nel periodo 2008-2010.

 Le donne avevano sintomi premestruali da almeno tre mesi e il tempo di osservazione è stato di 3-6 mesi con due visite mediche ad inizio e fine trattamento.

La sindrome premestruale (PMS) è una comune condizione clinica che affligge il 35% delle donne in età fertile e è caratterizzata da sintomi fisici e comportamentali.

Le pazienti sono state trattate solo con terapia omeopatica. I medicinali maggiormente prescritti sono stati Folliculinum, Lachesis mutus, Lycopodium clavatum, Nux vomica, Lac caninum, Natrum muriaticum, Cyclamen europaeum, Histaminum e Gelsemium.

La quasi totalità dell e donne ha assunto più di un medicinale omeopatico. In particolare la metà delle pazienti ha preso 3 o 4 medicinali omeopatici unitari scelti autonomamente dal medico che le aveva in cura.

Il medicinale che è risultato più prescritto è stato Folliculinum nel 87% dei casi prevalentemente alla 15CH o 30CH in dose globuli due volte per ciclo mestruale: prima dell'ovulazione intorno all'ottavo giorno e, in seguito, in corrispondenza del picco degli estrogeni al ventesimo giorno.

Il secondo medicinale più usato è stato Lachesis mutus (52% dei casi) alla 15CH o 30CH.Per la valutazione dell'efficacia della terapia è stata utilizzata una scala di valutazione dell'intensià dei sintomi somministrata alla prima visita e al controllo dopo il periodo di terapia.

La scala, riferita al livello di intensità dei sintomi (sintomi assenti = 0, leggeri = 1, moderati = 2, severi = 3) è stata compilata per dieci sintomi: mast odinia, irritabilità, tensione/aggressività, astenia, aumento di peso, gonfiore addominale, mal di testa, mal di schiena, manifestazioni cutanee, abbassamento del tono dell'umore.

Rispetto allo score finale medio dei sintomi pre-trattamento che era di 13,7, si è passati, al termine del trattamento, a uno score di valore 6,3, una differenza statisticamente significativa (-7,4; p<0,0001).

Al termine del trattamento 21 donne hanno riportato un miglioramento della qualità di vita anch'esso statisticamente significativo (91%; p<0,0001).

 

LA RESPONSABILITA' DEL MEDICO OMEOPATA

Dott.ssa Cecilia Lancioni

E' responsabile per mancata diagnosi precoce e per mancato trattamento della malattia con cure adeguate o mancato inoltro a medico tradizionale, il medico omeopata che, allorquando la terapia applicata non si riveli efficace, ometta di invitare il paziente a compiere accertamenti diagnostici specialistici o a rivolgersi alla terapia medica tradizionale.

 Questo è quanto affermato dal Tribunale di Pavia con la se ntenza n. 885/2011, che, sulla scorta di quanto sostenuto anche dalla Corte di Cassazione con la pronuncia n.7555/2011, esclude che in questi casi il medico possa negare la propria responsabilità professionale affermando che la medicina omeopatica, secondo la quale diagnosi e terapia devono riguardare il corpo nella sua totalità, è incompatibile con la prescrizione di accertamenti diagnostici su singoli organi. Ciò in quanto l'omeopatia, pur costituendo un sistema di medicina alternativa, come tale mira pur sempre alla guarigione dei pazienti. A motivo di ciò, stabilisce ancora il giudice lombardo, il paziente che liberamente sceglie di rivolgersi alla medicina omeopatica, compiendo "una vera e propria scelta di campo", deve essere debitamente informato sul sistema di procedere della stessa, sulle modalità diagnostiche e sugli interventi curativi adottati. Grava sul medico l'onere della prova di aver correttamente informato il paziente delle caratteristiche della medicina omeopatica e, in caso tale terapia si sia rivelata produttiva di danno, di aver interrotto il trattamento e di aver invitato il paziente ad effettuare indagini diagnostiche specialistiche e a ricorrere alla medicina tradizionale.

 Tribunale di Pavia, sentenza del 30 dicembre 2011, n. 885.

 

BIOTERAPICI IN DILUIZIONI OMEOPATICHE CONTRO LA TRIPAMOSOMIASI AMERICANA

Protozoo parassita trasmesso all'uomo dalla cimice Triatoma infestans attraverso le feci, il Trypanosoma Cruzi è responsabile del temibile morbo di Chagas, con gravi compromissioni intestinali e cardiache. Sono discussi i benefici del trattamento eziologico delle forme indeterminate o croniche, anche se attualmente si consiglia di trattare i bambini e tutti i pazienti con infezione che dura da meno di 10 anni.

 In uno studio pubblicato su Homeopathy sono stati infettati con T. cruzi topi divisi poi in cinque gruppi omogenei, sottoposti il primo a trattamento con benzidazolo e gli altri a diluizioni omeopatiche dello stesso principio a concentrazioni di 7DH e 30DH: due gruppi al'inizio della infezione, due invece dopo 20 giorni dalla stessa.

Mediante test PCR (pomerasi-antipolimerasi), si sono valutati i livelli di parassitemia con prelievi ematici giornalieri, al fine di valutare l'efficacia diretta dei diversi rimedi.

Si è così potuto evidenziare che i bioterapici, sia alla 7DH che alla 30DH, se somministrati precocemente, possono indurre una risposta ottimale presumibilmente attraverso una modulazione immunitaria (linfociti T citotossici) da parte dell'ospite.Il risultato non è privo di significato, poiché, dati i numerosi effetti collaterali del benzidazolo (fotosensibilizzazione cutanea, cefalea, polineuriti periferiche, anoressia, nausea, calo ponderale, astenia, alterazioni ematologiche) e la sua potenzialità carcinogeneticità, una cura alternativa e meno aggressiva può risultare di grande utilità.

Si potrebbe obiettare che un farmaco, il nifurtimox, che accorcia la durata della fase acuta e riduce la mortalità della miocardite e della meningoencefalite, potrebbe usarsi con maggiore sicurezza; dati recenti della letteratura dimostrano che tale principio nello forme diffuse in Brasile non sembra essere efficace, presumibilmente per una resistenza protozoaria acquisita.

AUMENTA IL RICORSO ALLE MEDICINE COMPLEMENTARI NEL MONDO

Dott.ssa Tiziana Di Giampietro

Lo studio del gruppo coordinato da Michael Frass esamina dieci diversi paesi tra cui Austria, Svizzera, Germania, Italia, Danimarca, Gran Bretagna, USA, Sud Corea, nei quali l'utilizzo delle CAM varia tra il 5% il 74,8%, con una media del 32,2%.

Dai dati emerge anche un incremento di ricorso alle CAM dal 1990 al 2006. In particolare i sondaggi mostrano che la Germania è passata dal 14% del 1970, al 28% nel 1997, al 34% nel 2002.

E' soprattutto nei paesi di lingua tedesca che si è registrato l'aumento nell'uso dell'omeopatia e dell'agopuntura.

Le altre tecniche maggiormente usate sono la chiropratica, la fitoterapia, i massaggi.

Gli utenti che le richiedono sono soprattutto donne, soggetti di mezza età, istruiti e collaboranti nella scelta terapeutica.

Lo stesso studio mostra che le patologie maggiormente trattate sono l'insonnia, la depressione, il mal di schiena, l'emicrania e le gastroenteriti.

Fra gli intervistati universitari i più critici sono stati gli studenti di medicina, di cui solo il 10% si era rivolto a un professionista esperto contro il 44,7% degli studenti infermieri e il 18,2% degli iscritti a farmacia. Considerazione importante è che nella maggioranza dei paesi le CAM non sono convenzionate dal SSN né coperte da Assicurazione, per cui il gradimento è indice del fatto che le CAM danno benefici che superano i costi.

Molti dei medici intervistati non avevano fatto un corso di formazione, ma ritenevano che le CAM dovrebbero essere insegnate all'Università (ospedalieri 60%, medici del territorio 75%, studenti in medicina 84%). Nell'ambito della ricerca un'altra indagine ha riguardato i motivi per cui medico e paziente non avevano affrontato l'argomento CAM: entrambi credevano che l'altro non fosse interessato al tipo di terapia. Il 63% dei medici ha dichiarato che ad aver avviat o la discussione su vantaggi e rischi della terapia CAM erano stati i pazienti.

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